Vorrei spendere qualche parola sulla questione dei disturbi o (come preferisco dire) delle condizioni psichiatriche. Spesso i soggetti che mi consultano per la prima volta mi chiedono se tratto la depressione, o il DOC (disturbo ossessivo compulsivo) o i disturbi d’ansia immaginando che ci sia una drastica differenza tra un disturbo e l’altro come potrebbe essere a prima vista tra un reumatismo articolare e una colica addominale. In realtà le cose sono un po’ più complicate a seconda di qual è il punto di vista con cui ci avviciniamo a un soggetto che soffre.

Karl Jaspers, uno psichiatra filosofo dell’inizio del secolo scorso (e che a mio parere dovrebbe essere annoverato tra i Maestri di tutti gli psichiatri passati e presenti), distingueva tra una psichiatria descrittiva e una comprensiva.

La psichiatria descrittiva deve, come dice il suo nome, tendere a descrivere insiemi di sintomi che si presentano in modo caratteristico e vanno a formare una sindrome che, in certe condizioni, può essere descritta anche come una malattia. Nel far ciò, la psichiatria descrittiva deve per forza fare delle generalizzazioni in modo tale da accomunare il più gran numero di soggetti che presentano una sintomatologia con caratteristiche simili: ecco allora che abbiamo il grande capitolo dei Disturbi d’Ansia (per esempio), all’interno del quale possiamo fare ulteriori distinzioni: Fobie, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, ecc. In questo caso, lo psichiatra deve, per così dire, “infilare” il suo paziente in una certa categoria. Questo modo di vedere le cose è molto utile quando si cerca di stabilire quale possa essere il farmaco più adatto per aiutare un soggetto: in realtà, in questi casi, lo psichiatra tende più a ragionare in termini di funzionamento cerebrale del paziente, di quali vie nervose possano essere implicate, se è meglio agire su certi recettori cerebrali o altri, se ci sono effetti collaterali probabili. Tutto questo lo aiuterà a decidere quale possa essere l’approccio farmacologico più adatto, ma in realtà nulla gli dirà su come reagirà il suo paziente, se assumerà o non assumerà la terapia prescritta, se questa gli sarà di giovamento perché, in fin dei conti, nulla saprà del suo paziente in quanto soggetto singolo e singolare.

Per contro, la psichiatria comprensiva, invece di far stare il paziente dentro una certa costruzione teorica, cerca di costruire una “teoria” specifica per quel singolo soggetto, che sia proprio sua e di nessun altro: questa teoria, o, se vogliamo, questa storia o narrazione – che naturalmente non potrà essere scritta senza l’apporto paritario e prioritario del paziente, e che, in qualche modo viene costantemente riscritta e aggiornata – sarà la base per l’organizzazione generale della cura e, in qualche modo, un elemento della cura stessa senza il quale i farmaci perdono gran parte della loro efficacia. Se si guardano le cose da questo punto di vista, allora, si può anche capire come, ad un certo punto, la questione della diagnosi (“soffro di Depressione Maggiore o di Disturbo Bipolare?”) perda gran parte della sua importanza. Naturalmente questo modo di porsi vale ancora di più se la cura è psicoterapeutica: se cioè il paziente segue un formale viaggio psicoterapeutico o anche se la psicoterapia è affiancata a trattamenti farmacologici.

Trattamenti Farmacologici

E’ mia convinzione che l’efficacia di un farmaco dipenda in larga misura dalla relazione e dal legame che si sono potuti instaurare tra il medico e il suo paziente. Per quanto potente, una medicina funzionerà al meglio solo se chi assume il farmaco è consapevole di ciò che sta facendo, competente rispetto al proprio desiderio e interesse a curarsi, informato sul modo in cui il farmaco agisce e sui suoi possibili effetti sull’organismo in generale.

Tutti i farmaci psichiatrici agiscono in modo più o meno sottile su tutto l’organismo di chi li assume, per questo è importante che un ascolto attento e informato da parte dello psichiatra accompagni in modo coerente tutta la durata di una cura che, per quanto debba durare il minor tempo possibile, a volte prevede l’assunzione di medicinali per periodi anche piuttosto lunghi.

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